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Mare fuori – Serie TV

Un successo enorme. Citazioni, meme, video, spoiler, riferimenti… Mare fuori, ultimamente, è sulla bocca di tutti. Di chi l’ha guardato e di chi non l’ha guardato. I più lo hanno divorato (io rientro in quest’ultimo gruppo). Netflix ha sicuramente permesso a questa serie tv di spopolare. Io – che ho appena finito di guardare tutto d’un fiato l’ultima stagione e aspetto trepidante la prossima – la prima parte la avevo già guardata moooolto tempo prima su RaiPlay. Non mi aspettavo tutto questo successo… ma ci hanno saputo proprio fare! E senza mai essere né banali né inopportuni.

Mai eccessiva, sempre autentica, mai parziale. Avvincente, disincantata e brutalmente realistica, ma anche dolce ed emotiva. Mare fuori racconta di ragazze e ragazzi che abitano un istituto penale minorile napoletano, l’ippiemme. Ma, forse ancor di più che la vita lì dentro, Mare fuori racconta le loro storie. Tante storie che si mescolano. Racconta di ragazzi e ragazze condannati, prima ancora che dai tribunali, dal loro stesso sistema (parola, questa, che ritorna spesso). Racconta cosa significa nascere e crescere imprigionati in contesti violenti e indossare, presto e ineluttabilmente, identità criminali. Racconta che, a volte, salvarne anche uno solo vale un’immensità. Il carcere, così, può diventare talvolta anche rifugio di salvezza e di crescita, ma in tanti casi si trasforma anche in una scuola di criminalità.

Racconta, poi, il potere trasformativo che alcuni valori possono avere: l’amicizia, la fiducia, la solidarietà. Mostra la potenza dei legami all’interno di un contesto come quello. E racconta, con brutale onestà, cosa può voler dire lavorare dentro un carcere, e in particolare un carcere minorile. Cosa significa fare i conti – per educatori, agenti, direttori ed altri – con delle adolescenze già macchiate dall’inchiostro della criminalità organizzata. Adolescenti senza adolescenza, che a volte gridano aiuto e altre volte non possono essere salvati. Racconta, per finire, del potere magico che a volte una persona può avere su una vita quando… si dona fiducia.

Con una bellissima colonna sonora (di Stefano Lentini) e giovani attori che rendono i loro personaggi indimenticabili.

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Grazie ragazzi – Film

Il 2023 sembra poter essere, da queste parti, un anno pieno di cambiamenti, di realizzazioni, di novità, di opportunità… Inauguriamolo con un bel nuovo film al cinema: speranzoso, simpatico, autentico, sensibile, sorridente.

L’ho guardato assieme ad alcune delle belle persone con cui condivido l’avventura dell’esperienza in carcere, in un bellissimo cinema storico riminese. Ho riso, ho pianto, ho sorriso, ho riflettuto. E quindi mi è venuto da pensare che questo sia un film completo. E sono sempre felice quando scopro che un film, un libro, una serie tv, un documentario e così via riescono ad arrivare a tutti, ma proprio tutti, in questo modo. Perché credo sia grazie all’autenticità (ed anche a un po’ di ironia) che le cose arrivano davvero al cuore delle persone, anche quelle che a certe cose non sono abituate a pensarci su.

Remake italiano del francese “Un triomphe”, Grazie Ragazzi è una commedia che racconta, senza mai ‘perdere l’equilibrio’, di un’avventura teatrale dalle mille sorprese nella Casa Circondariale di Velletri, diretta da un attore appassionato che, fuori, non riesce più a brillare. Alle prese con “Aspettando Godot” si gioca un doppio riscatto, un doppio rifiorire: per qualcuno che aspetta dentro e per qualcuno che aspetta fuori. Volti, verità, speranza, ironia, attesa, passione. Uno spaccato di vite in pausa e del potere dell’opportunità: dell’averne, del darne, del darsene. Con un cast fantastico, ed un monologo di Antonio Albanese che rimane dentro.